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SLOVENIA

FEEL SLOVENIA IN MOTO:
DALLA STORICA CAPORETTO AL FIABESCO LAGO DI BLED

È il verde il colore che rappresenta la Slovenia: dalle mappe turistiche al logo promozionale vincente (I FEEL SLOVENIA), lui spicca sempre su tutto a testimonianza del fatto che i suoi paesaggi diversificati sono immersi in bellezze naturali uniche. Paese verde nel cuore dell’Europa, la Slovenia è una di quelle destinazioni che vanno esplorate all’aperto: terza nazione più boscosa del vecchio continente ed esempio di biodiversità, è stata la prima al mondo ad essere dichiarata destinazione turistica verde come intero paese.

Paesaggi verdeggianti incontaminati fanno, infatti, da sfondo alle ricchezze culturali del territorio, che con angoli ameni e acque cristalline, si fa esempio di una bellezza autentica.

Chi scopre la Slovenia, si addentra nella natura, in un contatto diretto tra boschi rigogliosi, imponenti montagne e vigneti baciati dal sole.

Proprio per queste sue peculiarità, sui monti, nei laghi e nei fiumi si possono praticare svariati sport, che trasformano questi luoghi naturali in destinazioni turistiche interessanti.

La relativa vicinanza da casa e la voglia di immergersi nell’armonia della natura, ci hanno così spinto a salire sulla moto e a fare un’escursione in giornata nella vicina Slovenia.

Due le tappe di visita del percorso: Caporetto, luogo simbolo della Prima Guerra Mondiale e il lago di Bled, un vero e proprio paradiso tra le Alpi.

Il 24 ottobre 2017 ricorrerà il centenario di uno degli eventi bellici più controversi della storia italiana, la disfatta di Caporetto.

Kobarid in lingua slovena e Caporetto in italiano, è in primis un simbolo, oltre che una delle località storiche più famose di questo Paese.

Nota per lo sfondamento della linea difensiva italiana da parte delle truppe nemiche dell’Impero Austro-Ungarico, racchiude all’interno dei suoi confini numerosi monumenti e luoghi che trasudano di storia. Una storia cruenta, relativamente recente, vissuta e combattuta da giovani soldati che difendevano il proprio territorio dagli attacchi nemici. Quella di Caporetto, è, in realtà, una storia lunga, che presenta le tracce di civiltà antiche, prima fra tutte, quella romana, nella cui epoca, la città raggiunse il suo massimo splendore.

È, però, per quella battaglia di cento anni fa che Caporetto è rimasta alla storia, andandosi a collocare celermente nella geografia mondiale. Di questa disastrosa sconfitta i libri di storia si fanno testimoni e giudici; ma è all’interno del Museo di Caporetto che si può comprendere cosa effettivamente sia successo in questo territorio di confine, sul cui fronte si svolse la più grande battaglia montana della Grande Guerra.

Per la missione commemorativa e soprattutto per aver raccontato gli eventi di questo scontro militare, il Museo è stato, infatti, insignito nel 1993 dal Consiglio d’Europa del Premio per i musei.

Caporetto è un piccolo villaggio, ma parla di storia in ogni suo angolo: soffermarsi qui un’intera giornata permette di conoscere i diversi luoghi ricchi di monumenti storici, culturali e naturali. In questa occasione il tempo, che spesso è tiranno, ci ha permesso di visitare solo l’ossario italiano: posto sul Gradič, il colle che sovrasta il paese, lo si raggiunge dando le spalle alla piazza, percorrendo una strada in salita scandita dalle 12 stazioni in pietra della Via Crucis, simbolo per eccellenza di sofferenza. Inaugurato nel settembre 1938 da Benito Mussolini, è costruito a forma di ottagono con tre cerchie concentriche che racchiudono la chiesa di S. Antonio, consacrata nel 1696. Qui il silenzio si fa assoluto. Il luogo parla da solo, la memoria risuona nella vallata. Qui l’architettura si fa stimolo di riflessione.

Quando si parla di Caporetto, si parla di disfatta militare. Quello che la storia ci ha confermato narra di una totale impreparazione strategica, che unita ad altre ragioni meno note, ha permesso all’impero austro-ungarico di sfondare e di compiere un’inarrestabile avanzata che si concluse solo sul Piave.

Quella sconfitta clamorosa ci costò circa 12.000 morti, 30.000 feriti e 265.000 prigionieri.

7014 salme di combattenti italiani, noti ed ignoti, furono trasportate e tumulate nell’ossario di Caporetto.

La giornata è limpida, anche se ogni tanto il sole gioca a nascondino con una nuvola.

I colori della natura riflettono sotto i raggi di una calda giornata di giugno.

Il sentiero storico-naturalistico prosegue, portando il visitatore lungo la linea di difesa italiana sulla riva dell’Isonzo. Trincee, fortini, una serie di mitragliatrici ed altre opere difensive furono costruite, durante la Grande Guerra, per salvaguardare il passaggio dell’Isonzo e le strade che scorrevano sulla sua riva destra. Camminando su questo sentiero non si può non pensare ed immaginare le lunghe giornate, che diventarono mesi e poi interminabili anni, che i soldati furono costretti a trascorrere qui in condizioni instabili e precarie. Mentre il pensiero si disperde nella memoria del passato, in sottofondo si sente il fluire incessante dell’Isonzo: le sue acque verdi smeraldo scorrono, infatti, inarrestabili tra le imponenti pareti rocciose. Il corso superiore di questo fiume, sul quale è stata combattuta la prima guerra mondiale, si conclude presso il ponte di Napoleone, denominato così perché le sue truppe passarono di qui, dopo che fu costruito nel 1750. Fatto saltare dagli austriaci il giorno dopo la dichiarazione di guerra (24 maggio 1915), fu rifatto dagli italiani, prima in legno, poi in ferro.

La valle dell’Isonzo, non solo conserva innumerevoli bellezze naturali, ma custodisce anche la tragica eredità della Grande Guerra, essendo stata lo scenario di uno delle più cruente battaglie di montagna della storia.

Dopo la sosta storico-commemorativa a Caporetto, risaliamo così sulla moto per dirigerci verso il Lago di Bled. La libertà che questo mezzo di trasporto offre nell’osservare tutto ciò che ci circonda, è davvero indescrivibile. Lungo il tragitto, che ha subito una deviazione a causa di lavori di manutenzione della strada più veloce, abbiamo avuto la possibilità di addentrarci nel cuore verde della Slovenia. I centri abitati attraversati sono stati davvero pochi: qui, infatti, tutto è natura. Gli alti boschi sono tagliati a metà dalla strada, che ricorda molto le vie montane delle Alpi del Friuli e del Trentino. Il comune denominatore di queste regioni è, infatti, dovuto dalla dominazione dell’impero austro-ungarico, che ha lasciato a questi territori caratteristiche e stili di vita molto simili. Da non dimenticare poi un elemento importante, è cioè che sia le due regioni italiane, sia la Slovenia sono terre di confine, in bilico tra culture, civiltà e mondi differenti. Un altro fattore comune è la presenza delle Alpi, con i suoi boschi e i numerosi castelli.

Il verde primeggia su tutto e ci circonda completamente, mentre siamo accompagnati dallo scroscio delle acque cristalline che corrono lungo le valli. Anche a Bled i colori primari del paesaggio sono il blu del lago e il verde dei boschi che ricoprono le montagne. Questi elementi convivono in armonia tra loro, al punto che si specchiano e si riflettono, sotto un cielo attraversato rapidamente da nubi.

Per molti Bled e il suo lago sono sinonimo di paradiso in mezzo alle Alpi: è una bellezza del tutto particolare, autentica e limpida. E quell’isoletta là in mezzo al lago rappresenta la perfezione di quello che, a tutti gli effetti, è un luogo incontaminato.

L’isola di Bled è il simbolo della Slovenia: l’atmosfera magica che trasmette è accompagnata da una storia molto antica. In questa cittadina turistica sono stati, infatti, ritrovati reperti che risalgono al VII secolo a.C; quali i fattori vincenti che hanno permesso a quest’area di essere abitata fin dalla notte dei tempi? Sicuramente il terreno fertile, la posizione strategica difesa dal castello arroccato e l’isola in mezzo al lago, hanno da sempre giocato un ruolo importante nell’urbanizzazione di questo luogo dai tratti fiabeschi.

La storia della città di Bled, riconosciuta tale soltanto nel 1960, racconta di dominazioni slave, franche, germaniche e illiriche. Considerato il gioiello e la perla verde della Slovenia, Bled è da sempre una meta turistica: gettonata sin dall’antichità, quando i pellegrini vi si recavano per fare voto alla vergine, nel ‘900 Tito, presidente della Jugoslavia, la scelse come sua residenza.

Già durante l’Impero austro-ungarico era molto frequentata dalla nobiltà viennese e dalla borghesia triestina, che la sceglieva soprattutto per la varietà dei centri termali presenti nella zona. A partire dalla metà dell’Ottocento, grazie alla scoperta dei vantaggi che le condizioni climatiche di Bled offrivano per una lunga stagione balneare, il turismo si andò così intensificando. Dopo il 1870, quando il villaggio, con il completamento della linea ferroviaria Tarvisio-Lubiana, ottenne la sua stazione ferroviaria, il numero dei visitatori aumentò esponenzialmente. Nel 1906, Bled fu proclamata ufficialmente “importante località turistica dell’Impero Austriaco”.

Nel periodo tra le due guerre Bled fu il centro turistico più mondano della Jugoslavia e residenza estiva della famiglia reale dei Kardžordževič.

Sono due i simboli di Bled: l’isolotto, vero cuore del lago e il Castello.

La vista dell’isola sul lago è forse quella più diffusa e fotografata del luogo, e la Chiesa di S. Maria Assunta ne è il tratto più riconoscibile. Costruita nel 1465 in stile gotico, fu riedificata in stile barocco nel XVII secolo. Qui il panorama è magico a tutte le ore: siamo davanti all’unica isola della Slovenia (la sua costa è infatti molto breve, poco più di 46 km). Per motivi di protezione dell’ambiente, essa non può essere raggiunta da imbarcazioni a motore: il mezzo più utilizzato e caratteristico di Bled è la Pletna, una barca tradizionale in legno che con i suoi rami scivola silenziosa sulla superficie del lago.

L’altro punto di interesse della cittadina è, poi, il castello che si erge su uno sperone di roccia alto più di 120 metri: da qui è possibile godersi meravigliose vedute dello specchio d’acqua del lago, dell’isola e delle vette alpine verdeggianti che racchiudono il paese e che si riflettono sul lago. Oltre che per la sua lunga storia, il castello di Bled è rinomato anche per essere uno dei più affascinanti scenari per matrimoni d’Europa.

Menzionato per la prima volta in un documento del 1011, ma ricostruito dopo un terribile terremoto nel 1511, il castello di Bled è il più vecchio di tutta la Slovenia.

Bled, grazie ai suoi tratti pittoreschi e fiabeschi è un luogo magico, uno dei più bei luoghi di villeggiatura alpini, capace di offrire la possibilità di camminare attorno al lago o di raggiungere con la tradizionale imbarcazione l’isolotto o ancora di ammirare l’eccezionale panorama dalle mura del possente castello. Proprio per il suo essere abbracciata dalle bellezze naturali del parco nazionale del Triglav per la tranquillità e l’atmosfera piacevole, Bled garantisce le condizioni ideali per un momento di relax e di gradevole svago.

Scoprire il Lago di Bled era una di quelle mete che volevo raggiungere da quando ho iniziato a fare dei viaggi immaginari a partire dalle foto dell’isolotto che casualmente mi trovavo di fronte. Colori, armonia e quel senso di pace sono sempre emersi dagli scatti di chi lì c’era già stato. Godersi questo paesaggio in una timida giornata d’estate, è stato oltre che piacevole, una meravigliosa scoperta. Ma la curiosità di ammirare Bled e la sua scenografica isoletta al centro in inverno ricoperte di neve, quasi come fosse un quadro interamente dipinto di bianco, mi lusinga e mi fa ricordare, che alla fine, non serve andare molto lontano per scoprire luoghi magici. La Slovenia è un paese piccolo, ma con un’offerta turistica molto ampia, a due passi dalla nostra Italia, che offre esperienze da fare almeno una volta nella vita.

Giulia Fedrigo

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